Violino

Antonio Stradivari

Maréchal Berthier

Cremona, 1706

Antonius Stradivarius Cremonensis
Faciebat Anno 1716


label1

Etichetta presente all’interno dello strumento


Opera della maturità di Antonio Stradivari, questo violino è un capolavoro pienamente rappresentativo del livello di eccellenza che il maestro cremonese raggiunse nel periodo della maturità. Lo strumento reca l’etichetta a stampa con il testo Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat e l’aggiunta a mano della data, che oggi si legge 1716. In realtà, una comparazione stilistica del violino con altre opere stradivariane suggerisce di spostarne la data di costruzione indietro di circa un decennio: la data in origine era probabilmente 1706 ed è stata alterata forse anche solo nel maldestro tentativo di renderla più leggibile dopo uno sbiadimento dell’inchiostro. Testimoniano questa vicenda la descrizione ottocentesca dello strumento nelle note manoscritte del liutaio parigino Charles-Eugène Gand e anche più direttamente una fotografia ripresa durante un intervento di restauro nel 1967.

marchio

La tavola armonica è in due pezzi di abete con vena rettilinea, molto stretta e regolare. Il fondo è in due pezzi di acero di taglio radiale con una marezzatura profonda piuttosto larga: si tratta di un tipo di acero di alta qualità di cui Stradivari si serviva con frequenza nel suo periodo migliore. Le fasce sono di acero di aspetto simile. La testa, pure in acero, presenta una marezzatura un poco meno pronunciata e una parte sostituita. In prossimità della giunta centrale del fondo, è presente un piccolo intarsio di forma trapezoidale in un legno di acero simile ma non identico a quello del fondo stesso. E’ possibile che si tratti di una piccola riparazione fatta già nella bottega di Stradivari durante la costruzione del violino per correggere un’imperfezione del legno, o forse, a somiglianza di quanto si trova in altri strumenti dello stesso autore, per rimediare a un canale di tarlo rivelatosi solo alla fine della scultura del fondo. Le condizioni dello strumento rivelano l’uso intensivo a cui è stato sottoposto per secoli: la tavola armonica presenta numerose riparazioni, mentre il fondo è in condizioni molto migliori, presentando anche ampie zone in cui è ancora possibile apprezzare la qualità della vernice originale, di un colore arancio tendente al bruno e di una qualità finissima.

fronte

retro

Si dice che lo strumento sia stato donato da Napoleone a un suo Maresciallo, Alexandre Berthier, e che da questi sia in seguito stato ceduto al liutaio parigino Jean Baptiste Vuillaume. In realtà di questa parte della sua storia non ci sono tracce certe. Poco dopo la metà dell’Ottocento il violino fu venduto da Emile Germain, liutaio di Parigi, a tale M. Guidou: lo strumento era ben noto al liutaio Charles-Eugène Gand, che in quel periodo lo descrisse con dovizia di particolari nelle sue note, rimaste inedite fino al 1994, ed è quindi citato da Jules Gallay nel suo catalogo Les Instruments des Ecoles Italiennes, pubblicato nel 1872 a Parigi dalla ditta Gand et Bernardel . Verso la fine del primo decennio del Novecento passò varie volte di mano tra i principali commercianti tra Francia, Germania e Svizzera, finché nel 1909 la ditta Caressa di Parigi lo vendette al giovanissimo solista e virtuoso Franz von Vecsey, che lo utilizzò per tutta la sua breve carriera. Gli eredi di Vecsey lo cedettero nel 1957 a Paolo Peterlongo.


Nato a Cremona nel 1644, Stradivari ha lasciato pochissime tracce della sua infanzia e giovinezza. E’ ragionevole supporre che egli abbia trascorso un periodo di tirocinio nella bottega di Nicolò Amati, al tempo il più importante costruttore di violini al mondo. Al 1666 risalgono i primi strumenti che Stradivari avrebbe costruito in proprio, prendendosi una inaudita libertà rispetto al rigido sistema delle corporazioni cremonesi, e soprattutto rispetto al suo maestro.

Nel 1667 Stradivari compie definitivamente una emancipazione anche dalla famiglia di origine, sposandosi con Francesca Ferraboschi, una vedova con alle spalle una tragica storia familiare. La coppia affitta una casa con bottega, a riprova dell’autonomia già raggiunta dal giovane artigiano in così giovane età. Negli anni successivi la famiglia si allarga, con la nascita di due figlie e quattro figli, uno solo dei quali muore nell’infanzia.

Fin dai primi anni di attività Stradivari si presenta come un liutaio di successo: costruisce strumenti di lusso, arricchiti con decorazioni e intarsi, e tra i suoi clienti annovera facoltosi membri della nobiltà locale e milanese. Le sue ambizioni sociali sono evidenti anche nella vita familiare: nel 1688 egli organizza le nozze della figlia maggiore, Giulia, con l’erede di una famiglia di notai, Giovanni Angelo Farina. La giovane sposa viene fornita di una dote adeguata, a dimostrazione della florida situazione finanziaria del padre. Uno dei figli maschi viene avviato alla carriera ecclesiastica, gli altri due cominciano appena possibile a lavorare nella bottega paterna. I loro nomi sono Francesco (nato nel 1771) e Omobono (di sette anni più giovane). Il loro contributo all’opera liutaria che passa sotto il nome di Antonio Stradivari deve essere stato notevole, ma per le dinamiche interne alle botteghe cremonesi del tempo risulta oggi impossibile valutare questo aspetto.

Nel 1698 muore Francesca e Stradivari si risposa con una ragazza di venti anni più giovane di lui, da cui nel giro di 9 anni ha altri 5 figli. La famiglia resta sempre molto unita, e anche uno di questi nuovi figli entra probabilmente nella forza lavoro della bottega, ma conclude presto questa esperienza a causa della morte prematura, avvenuta nel 1727. La bottega di Stradivari produsse moltissimi strumenti e conobbe un enorme successo commerciale: si dice che alla morte di Antonio, nel dicembre 1737, il magazzino contenesse un centinaio di violini finiti e pronti da vendere, e ciascuno di questi aveva una valutazione molto alta in comparazione con i prezzi che richiedevano gli altri liutai cremonesi. Il fattivo intervento lavorativo di Antonio, ancorché molto anziano, rimane presente nei suoi strumenti fino all’ultimo, e il suo lavoro doveva per lui essere una vera passione: conosciamo una sola testimonianza coeva che ci descrive la sua figura, quella del violinista Giovanni Battista Polledro, che ancora bambino lo aveva incontrato e che così lo descriveva: “Stradivari era un uomo alto e magro: quando lavorava indossava un grembiule di pelle bianco, e il suo abbigliamento non cambiava mai perché lavorava sempre”.


Tavola armonica

In due pezzi di abete di grana fine, che si allarga leggermente verso i bordi.

Fondo

In due pezzi di acero di taglio radiale, a venatura stretta e marezzatura medio- larga, marcata, discendente dal centro verso i bordi.

Fasce

In acero a venatura stretta, con marezzatura larga e poco marcata.

Riccio

In acero a venatura media, con marezzatura stretta e marcata.

Vernice

Bruno rosso-dorata, molto consumata.

Rilievo dimensionale

rilievo tavola

Altezza bombatura: 16.5

rilievo fondo

Altezza bombatura: 17.5

rilievo fasce

*Le misure sono espresse in mm con un errore sulla misura di +/-0,25 mm.
**Le misure sono state prese dal rilievo tomografico, quindi in pianta

- INFO →

Resa tridimensionale dello strumento a partire dal rilievo tomografico

tavola esterno ISO

Tavola armonica, esterno (da rilievo tomografico, isosurface)

tavola interno ISO

Tavola armonica, interno (da rilievo tomografico, isosurface)

fondo esterno ISO

Fondo, esterno (da rilievo tomografico, isosurface)

tavola interno ISO

Fondo, interno (da rilievo tomografico, isosurface)

tavola RX

Tavola armonica in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)

fondo RX

Fondo in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)

tavola RX

Riccio acuti X (da rilievo tomografico, X-ray mode)

fondo RX

Riccio bassi in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)

Sezione trasversale dello strumento (da rilievo tomografico)

tavola spessori ISO

Rilievo degli spessori della tavola armonica e del fondo


Franco Gulli (violinista e didatta italiano, 1926-2001), lettera a P. Peterlongo, Monaco, 06 febbraio 1969
“Il concerto di Beethoven - a Nantes - ha avuto nello Stradivari un collaboratore meraviglioso. Gli stessi musicisti, che avevano appena sentito Szeryng con il suo Guarnierius, mi hanno detto che raramente avevano notato una tale potenza, uguaglianza e dolcezza come nel Berthier […] Insomma è una gioia rarissima poterlo usare”.

curiosità

Renato Zanettovich (violinista 1921-2021), lettera a P. Peterlongo, Trieste, 22 ottobre 1964
“Carissimo Ingegnere! […] Il suo Berthier è veramente in forma eccezionale! E per me è una festa ogni giorno che lo posso suonare. […] Come si è ammorbidito e approfondito nel suono. È proprio la profondità del suono che più mi ha impressionato questa volta; è uno strumento col quale si può scavare nell’espressione più profonda della musica. Ancora grazie per questo dono immenso”.

curiosità

R. Zanettovich (violinista 1921-2021), lettera a P. Peterlongo, Trieste, 03 giugno 1965
“Il Berthier è uno dei violini più affascinanti che esistano. Questa volta, devo dirlo, mi ha fatto un’impressione maggiore delle altre: la bellezza e la profondità del suono sono veramente favolose (per non parlare della bellezza dello strumento: Baldovino, che in questi giorni è a Trieste per provare, non sa staccare gli occhi dallo strumento mentre suoniamo)”.

curiosità

The Strad» magazine, vol. XXII no. 255, Londra, luglio 1911
Articolo a cura di Towry Power, redattore della principale rivista inglese dedicata al mondo degli strumenti ad arco.

curiosità

curiosità

curiosità


Concerto

Brano

Chi ha suonato questo strumento?

  • Franz von Vecsey

curiosità

  • Sandor Vegh

curiosità

  • Leonid Kogan

curiosità

  • Henrik Szeryng

curiosità

  • Gulli Franco

curiosità

  • Sirbu Mariana
  • Quarta Massimo
  • Pavel Berman

Herbert Goodkind, Violin Iconography of Antonio Stradivari, Larchmont 1972, pp 478-479.

P. Peterlongo, Strumenti ad arco. Principi fisici del loro funzionamento, Milano 1973, pp. 225-227.

Paolo Peterlongo, Il Violino di Vecsey, Milano 1977.

Simone F. Sacconi, I “segreti” di Stradivari, Cremona 1979, p. 177.

Charles-Eugène Gand, Stradivarius-Guarnerius del Gesù: Catalogue descriptif de leurs instruments, Paris 1994, p. 31.

Fondazione Pro Canale, Strumenti Storici, Milano 2014, pp. 30-31.

Antonio Stradivari, The Complete Works, London 2024, vol. III, pp. 146-147.