Jo: Baptista Rugerius Bon. Nicolai Amati
Cremonae alumnus Brixiae fecit anno
1701
Etichetta presente all’interno dello strumento
Per molti anni questo violino è stato considerato opera di Giovanni Battista Rogeri e datato ai primi anni del Settecento. Questa attribuzione deriva dall’etichetta interna allo strumento, un’etichetta a stampa certamente antica e abbastanza credibile, che riporta il nome di Giovanni Battista e, aggiunta a mano a penna, la data 1701. In realtà lo stile dello strumento rimanda in maniera chiara alla mano di suo figlio Pietro Giacomo. La caratteristica forse più rivelativa dello stile di Pietro Giacomo sono le punte, molto lunghe e dall’aspetto a uncino, che seguono comunque il profilo della punta delle fasce, ; una parte questa realizzata con una notevole maestria tecnica, seguendo un design deliberatamente estremo, che sviluppa un’idea su cui i liutai cremonesi avevano ragionato a lungo e che ancora nel periodo in cui questo violino fu realizzato era in discussione: basti pensare a come negli stessi anni Stradivari, Bergonzi e Guarneri del Gesù idearono tre diverse e personali soluzioni, procedendo nella direzione opposta a quella scelta da Rogeri. Un altro aspetto stilistico molto personale è il modello dei fori armonici, correttamente posizionati nella tradizione cremonese ma con un profilo che richiama piuttosto lo stile che negli anni successivi svilupperanno i liutai veneziani: le aste risvoltano in direzione degli occhi superiore e inferiore, delimitando palette che terminano con un lato quasi parallelo alla linea di mezzeria centrale dello strumento, laddove in uno strumento classico cremonese questo lato terminale sarebbe piuttosto a 45°. Anche la larghezza dell’asta, sottile e quasi costante, rivela la personalità dell’autore e l’originalità della sua ricerca.
La tavola armonica è in due pezzi corrispondenti di abete di ottima qualità, con vena fine e sporadiche maschiature, peraltro molto evidenti soprattutto sulla metà sinistra. Il fondo è in un pezzo unico di acero di taglio semitangenziale, con marcate marezzature pendenti verso destra. Le fasce sono in un legno simile a quello del fondo, con vena particolarmente fine. La testa è in acero meno marezzato, ma comunque di ottima scelta. La vernice di colore arancio tendente al bruno su un fondo dorato è ricca e pastosa, ancorché molto consumata, soprattutto sulla tavola armonica, che ha subito del tempo diverse riparazioni dovuti a danni intercorsi occasionalmente. Un dettaglio costruttivo degno di menzione e tipico dell’opera di Pietro Giacomo Rogeri è il filetto del fondo, non realizzato come solitamente si usa, intarsiando una triplice striscia di legno pochi millimetri all’interno del profilo del violino, ma semplicemente segnato: Rogeri ha tracciato un segno in prossimità del bordo, lo ha graffiato e ha poi annerito il graffio. L’operazione è stata compiuta con grande abilità, al punto che a un’osservazione superficiale non si nota che il filetto non è intarsiato.
Dettaglio del filetto tracciato sul fondo dello strumento 1
Dettaglio del filetto tracciato sul fondo dello strumento 2
Non è nota la storia di questo violino: tramite il virtuoso Salvatore Accardo, Paolo Peterlongo lo acquistò nel 1973 da un medico e professore napoletano, Gian Paolo Jori. Lo strumento ha un solo expertise, redatto dal liutaio parigino Etienne Vatelot nel 1972, che lo attribuisce a Giovanni Battista Rogeri. Il violino fu utilizzato da Igor Oistrakh in un periodo in cui il suo violino si trovava in restauro.
Pietro Giacomo Rogeri nasce a Brescia all’inizio di marzo del 1665. Suo padre Giovanni Battista, bolognese per nascita, aveva lavorato per qualche tempo nella bottega di Nicolò Amati a Cremona all’inizio degli anni Sessanta del Seicento, e si era poi trasferito a Brescia poco prima del suo matrimonio, avvenuto un anno prima della nascita di Pietro Giacomo. La documentazione d’archivio sui Rogeri è scarsissima, ma sappiamo che nel 1667 Giovanni Battista ha un secondo figlio, battezzato con il nome di Giovanni Paolo. Inoltre, in un contratto del 1688 Giovanni Battista dichiara di essere un costruttore di violini e di avere due figli che fanno lo stesso lavoro. Secondo la consuetudine del tempo, fino alla fine del secolo la bottega resta nel nome del titolare e fondatore, Giovanni Battista, ma nei primi anni del Settecento Giovanni Battista muore, forse addirittura preceduto dal figlio minore, e da questo momento in avanti l’attività rimane nelle mani del solo Pietro Giacomo, liutaio capace da un punto di vista tecnico e dotato di una notevole fantasia e voglia di sperimentare soluzioni originali. I suoi strumenti mostrano una continua evoluzione nei modelli e negli aspetti più personali dello stile costruttivo, che lo portano ad essere un autore di particolare interesse, al punto che negli ultimi anni la sua figura, in precedenza considerata di secondo piano rispetto a quella del padre, è stata rivalutata e viene oggi spesso considerata di maggior rilievo. Sposatosi con una donna di nome Teresa, Pietro Giacomo non pare avere avuto figli. Dato che anche suo fratello non ha lasciato discendenti, con la morte di Pietro Giacomo, avvenuta nel 1724, la bottega bresciana dei Rogeri chiude definitivamente dopo più di cinquant’anni di attività.
In due pezzi di abete di taglio radiale, a vena piuttosto larga, perfettamente rettilinea e molto marcata.
In un pezzo unico di acero di taglio tangenziale, con marezzatura morbida quasi orizzontale.
In acero di taglio radiale con marezzatura marcata.
Non originale in acero con marezzatura più stretta e irregolare.
Arancio scuro, molto consumata.
Tavola
Fondo
Lato acuti
Lato bassi
Riccio Fronte
Riccio lato acuti
Riccio retro
Riccio lato bassi
Altezza bombatura: 20,5
Altezza bombatura: 18
Altezza bombatura: 20,5
Altezza bombatura: 18
*Le misure sono espresse in mm con un errore sulla misura di +/-0,25
mm.
**Le misure sono state prese dal rilievo tomografico, quindi in pianta
Resa tridimensionale dello strumento a partire dal rilievo tomografico
Fronte dello strumento in fluorescenza ultravioletta indotta
Retro dello strumento in fluorescenza ultravioletta indotta
Tavola armonica, esterno (da rilievo tomografico, isosurface)
Tavola armonica, interno (da rilievo tomografico, isosurface)
Fondo, esterno (da rilievo tomografico, isosurface)
Fondo, interno (da rilievo tomografico, isosurface)
Tavola armonica in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)
Fondo in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)
Riccio acuti X (da rilievo tomografico, X-ray mode)
Riccio bassi in radiografia X (da rilievo tomografico, X-ray mode)
Sezione trasversale dello strumento (da rilievo tomografico)
Rilievo degli spessori della tavola armonica e del fondo
Nora Chastain (violinista), lettera a P. Peterlongo, 5 dicembre 1987
“It is such a pleasure to be able to really get to know a beautiful instrument and to allow it to teach one as well, and I hardly need to say what a difference it makes on the concert stage. I am grateful that such a foundation exists”.
Massimo Quarta, lettera alla Fondazione “Il Canale”, 10 novembre 1992
“Io, Massimo Quarta, vincitore del XXXVIII Concorso Internazionale di Violino (1991) “Premio Paganini”, dichiaro di aver effettuato tutte le prove del suddetto concorso con il violino Giovanni Battista Rogeri - Brescia 1701, magnifico strumento gentilmente prestatomi dalla Fondazione Il Canale”.
P. Peterlongo, Strumenti ad arco. Principi fisici del loro funzionamento, Milano, 1973, pp. 217-219.
AA.VV, 1520-1724 Liutai in Brescia, Eric Blot edizioni, Cremona 2008, pp. 296-301.
Fondazione Pro Canale, Strumenti Storici Milano 2014, pp. 28-29.